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Gli effetti dei trattamenti cardiovascolari sono differenti nelle donne?


Non è un fatto inatteso che i trattamenti cardiovascolari (CV) abbiano effetti specifici per sesso, a causa di differenze di genere in termini di fisiologia, farmacodinamica, sintomatologia, risposta al trattamento e grado di coinvolgimento nei trial clinici. Ernst Van der Wall, del Leiden University Medical Center, Leiden (Paesi Bassi), ha discusso tali differenze.

Le malattie cardiovascolari (MCV) costituiscono la prima causa di morte nelle donne e uccidono 8,6 milioni di donne in tutto il mondo ogni anno. Ciononostante, esistono significative differenze legate al sesso nei trattamenti offerti alle donne rispetto agli uomini. Per esempio, il tempo intercorso fra l'insorgenza dei sintomi e la presentazione in ospedale per infarto miocardico è maggiore nelle donne (del 3,46%; IC al 95% fra 1,06 e 5,92; p = 0,005), nonostante campagne di informazione dirette ad aumentare la consapevolezza di un elevato rischio nelle donne.

Storicamente, i trial clinici randomizzati hanno incluso in maggioranza uomini, sebbene tale tendenza si sia modificata nel corso del tempo. Una rassegna sistematica riguardo il trattamento dell'ipertensione arteriosa lieve-moderata [Ljungman C et al. J Womens Health 2009] ha documentato un aumento della proporzione di donne ipertese (r = 0,27; p < 0,05). Un altro studio ha evidenziato che tutti i trattamenti valutati assicuravano una simile protezione dagli eventi CV maggiori negli uomini e nelle donne (p per l'omogeneità >0,08) [Turnbull F et al. Eur Heart J 2008].

Una metanalisi sul trattamento con le statine nei due sessi ha mostrato che il trattamento con statine riduceva il rischio di eventi legati alla malattia coronarica negli uomini con una pregressa MCV, ma non nelle donne; non è stata tuttavia documentata nessuna differenza di mortalità globale in relazione al sesso [Petretta M et al. Int J Cardiol 2010]. Un altro studio ha rilevato che le donne potrebbero presentare una minore risposta all'aspirina rispetto agli uomini in termini di prevenzione degli infarto miocardici non fatali. Trial clinici che hanno arruolato prevalentemente soggetti di sesso femminile hanno indicato una riduzione del rischio nettamente inferiore rispetto a quella documentata in studi eseguiti su popolazioni prevalentemente maschili [Yerman T et al. BMC Med 2007].

Le linee-guida basate sull'evidenza per la prevenzione delle MCV nelle donne sono state riviste sulla base di dati più definitivi circa menopausa, aspirina e trattamento con acido folico. Sono stati specificati i trattamenti in classe III, cioè non utili/efficaci e potenzialmente pericolosi per la prevenzione delle MCV e dell'infarto miocardico. Non devono essere utilizzati né in prevenzione secondaria, né in prevenzione primaria delle MCV la terapia ormonale, i modulatori selettivi del recettore per gli estrogeni, i supplementi di vitamine antiossidanti (vitamina E, vitamina C e beta-carotene) e l'acido folico [Mosca L et al. Circulation 2007].

Il Prof. van der Wall ha sottolineato che possono esserci differenze nelle patologie di base che provocano lo scompenso cardiaco e nella prognosi di tale condizione nelle donne rispetto agli uomini. Per esempio, le donne che giungono a ricovero per scompenso cardiaco presentano una sopravvivenza a un anno superiore rispetto a quella degli individui di sesso maschile corrispondenti (Figura 1) [Mejhert M et al. Eur J Heart Failure 1999]. Inoltre, il trattamento con testosterone può non essere efficace negli uomini con scompenso cardiaco, mentre può esserlo nelle donne [van der Wall EE. Neth Heart J 2011]. Va notato inoltre che la mortalità dopo una PCI (procedura coronarica interventistica) nelle donne e negli uomini si è ridotta negli ultimi 25 anni, in assenza di differenze significative di sesso, sia nel breve che nel lungo termine [Prasad A et al. JACC 2008].

Molte donne non sono consapevoli dei fattori di rischio specifici e danno per scontato di avere una minore probabilità di presentare ictus, scompenso cardiaco o ischemia miocardica. Tale assunzione non è corretta. Il Prof. van der Wall ha ricordato infine che le linee-guida devono dare informazioni chiare riguardo le differenze di sesso negli effetti dei trattamenti CV e che i medici devono avere piena consapevolezza delle differenze di genere riguardo i farmaci che prescrivono, per una strategia globale di prevenzione CV ottimale nelle donne.